XX Viaggio Universitario in Africa 1968-1988
Ancora un viaggio nel Terzo Mondo: le idee, i programmi concreti da affrontare costituiscono la più alta esperienza di universalità sulle strade dei paesi poveri. È un viaggio assai impegnativo e faticoso. L'esperienza fin dall'Agosto del '68 rappresenta una ventata di novità e di responsabilità per i ragazzi che vogliono vivere momenti politici, culturali e religiosi, per una conversione ai problemi del mondo e della Chiesa. A camminare sui fiumi del continente africano e dell'America Latina, nelle scuole, negli ospedali, nei lebbrosari, nei villaggi, gomito a gomito con le genti di altre culture, compresi gli analfabeti, c'è davvero da rinnovare il cuore ai generosi sogni di servizio e di apostolato, magari nell'ottica del 'venite e vedete' del Vangelo di Marco. Vent'anni di viaggi. Sono nati dai tempi dell'indipendenza dei paesi africani, quando si gettavano le fondamenta dei primi atenei di Nairobi, Kampala, Dar es Salaam, Lusaka, Ouagadougou... Questa esperienza si è ormai consolidata come vero e proprio corso di antropologia culturale per gli studenti dell'Ateneo bolognese e amici di altre città italiane. Certamente esperienze di tale portata non sempre hanno corrisposto alle alte finalità che ci si era proposti, in termini di contratto di lavoro e di solidarietà mirata. Ma costantemente viva è stata la passione di realizzare le linee della Populorum Progressio, della Pacem In Terris e del Concilio, insomma del pensiero sociale della Chiesa più moderna (ma l'Università, specialmente i cattolici, conoscono queste encicliche?).
Questo volantino girerà per molti atenei italiani, perciò amo pensare a quanto scriveva dalle lontane Indie S.Francesco Saverio al suo ex collega universitario di Parigi S.Ignazio:
"...abbiamo percorso i villaggi dei neofiti, che pochi anni fa avevano ricevuto i sacramenti cristiani. Questa zona non è abitata da veri portoghesi, perché è estremamente sterile e povera....Da quando arrivai qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i paesi, amministro il battesimo ai bambini... Molto spesso mi viene in mente di percorrere le università d'Europa, specialmente quella di Parigi, e scuotere coloro che hanno più scienza che carità... Qual gran numero di anime per colpa loro viene escluso dal cielo...Moltissimi di costoro turbati da questo pensiero... si disporrebbero ad ascoltare quanto dice il Signore al loro cuore e, messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione di Dio".
(lett. 15 gennaio 1544; Epist. di S. Francesco Saverio)
Dai frutti si conosce l'albero: quale bilancio di tanti viaggi?
A) Qualche vocazione religiosa, più o meno ogni anno, è maturata proprio attraverso la testimonianza di vita dei missionari.
B) Ogni anno alcuni volontari ben motivati partono tramite la cooperazione per i paesi dell'Africa e dell'America Latina, anche in questo periodo di crisi del volontariato: come prima esperienza s'impegnano per 3 anni. Le speranze sono state molte ma a conti fatti solo qualcuno ha fatto esperienza di dieci o quindici anni di lavoro, oppure è ancora per il mondo.
C) I primi 25 giorni del viaggio hanno una disciplina ferrea per una serie di meeting, incontri, dibattiti nelle università africane e a contatto con i francescani, gli istituti comboniani, saveriani, della consolata. Le conferenze vertono sui temi dell'inculturazione, economia, politica, religione e marxismo.
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Queste sono tenute da vescovi, missionari, politici, suore e insegnanti africani, rappresentanti di altre religioni, studenti africani, giornalisti... La Populorum Progressio e la Pacem In Terris e i documenti del Concilio sono sempre i punti culturali di riferimento; Bibbia, Corano e altri autori sacri vengono sovente citati.
Dato che i partecipanti provengono da ogni parte d'Italia, molte scuole e università italiane debbono assai a questi viaggi perché studenti (ora insegnanti o parlamentari) e professori a contatto con le scuole missionarie si sono accorti di un certo vuoto nella scuola italiana ed hanno capito che la geografia, la storia ed altre materie vanno insegnate diversamente.
D) Altro vantaggio: studenti atei, marxisti o cosiddetti laici indifferenti al problema religioso, in questi viaggi si sono accorti che la religione fra le genti è un fatto naturale e necessario, come naturale e necessario è bere, mangiare, dormire.
Marcello Candia e p. Ambrosoli (leggere le loro biografie) avevano ben capito questo problema. Come pure che il volontariato dovrebbe essere il più possibile vicino alla povera gente nello stile di vita con la semplicità del vestire e del mangiare.
E) Oltre queste esperienze, il viaggio serve per far aprire gli occhi sui disastri economici e culturali commessi dai nostri modelli di consumismo, trapiantati nei paesi del Terzo Mondo.
F) Durante questi viaggi sono molto commoventi le visite ai cimiteri dei missionari del secolo scorso e del primo 900. Tombe che nelle loro date ricordano molte vittime giovani morte a causa delle epidemie (malaria e altre malattie tropicali), oppure suore e padri con 40-50 anni di servizio in Africa. Fa sempre rabbrividire il ricordo dei due primi gruppi di padri bianchi che, arrivando nell'Alto Volta, affidandosi alla guida dei Tuareg, furono trucidati nella notte.
G) La vita del viaggio è dura: la disciplina degli incontri, la vita assieme di 40 persone dai 18 ai 30 anni (come lo scorso anno), mangiare e dormire negli ostelli mussulmani o dei protestanti. Spesso manca l'acqua...Tutto questo nelle prime 2 settimane. Poi le difficoltà aumentano. Terminati gli incontri culturali, dove tutto è organizzato, si applica letteralmente il detto popolare: “Ognuno per sé e Dio per tutti”. Ogni partecipante è tenuto a raggiungere le persone, gli ospedali, i lebbrosari, le scuole secondo gli impegni presi nella fase organizzativa in Italia. Ora ognuno deve aggiustarsi alle frontiere, nei bus, sui treni o con mezzi di fortuna e procurarsi il dormire e il mangiare.
L'esperienza forte di vivere gomito a gomito con la gente che viaggia come può, forse insegna più delle grandi conferenze culturali, magari constatando che per fare 500 Km sono necessari 3 giorni.
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Non mi nascondo un grave inconveniente di ogni anno: parte dei giovani, dopo le giornate di studio, scelgono i parchi piuttosto che i lebbrosari e gli ospedali. Un fatto è certo: c'è un tipo di gioventù - cristiana, comunista o laica - che non ha imparato a pagare di persona.
Comunque l'ideale dei viaggi di mettere a contatto il mondo universitario con il mondo missionario si articola nei suoi 4 scopi ben precisi perché i giovani hanno bisogno di idee e di scelte di vocazioni.
Don Tullio Contiero, appunti dal XX viaggio in Tanzania
(Centro Studi 'G.Donati')
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